Acque reflue, Italia condannata dalla Corte Ue

Acque reflue, Italia condannata dalla Corte Ue con una maxi multa di 25 milioni di euro
 
Nella scorsa legislatura abbiamo lavorato per stimolare i Governi ad accelerare e risolvere il problema delle depurazioni e fognature mancanti, risultando il nostro Paese fuori norma da ormai 18 anni.
Sembra che i passati Governi abbiano preso sotto gamba questo problema. La percentuale di depurazioni e fognature mancanti nel Paese Italia arriva al 50%.
I gestori del Servizio Idrico Integrato per anni non hanno investito in questo comparto così come negli acquedotti e ora ci ritroviamo al punto di non ritorno, nonostante nel 2017 a fronte della crisi idrica, gli stessi gestori avessero dichiarato di aver concentrato gli investimenti su depurazione e fognature.
Nel centro sud Italia abbiamo avuto Commissari regionali per quasi 3 anni sostituiti dal Super Commissario unico che molto probabilmente non è stato messo nella condizione di agire tempestivamente per raggiungere gli obiettivi richiesti.
Non bastano più i buoni propositi, all’ue servono i fatti concreti, ecco perché arriva la condanna e anche salata!
Inoltre, come riportato dalla Corte UE, non solo non sono stati messi a norma i 100 centri urbani soggetti a procedura di infrazione, ma a lungo andare si sta creando anche un danno ambientale.
 
Di seguito l’articolo:

Bruxelles, 31 maggio 2018 – La Ue condanna l’Italia per la gestione delle acque reflue. Una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma di oltre 100 centri urbani o aree sprovvisti di reti fognarie o sistemi di trattamento delle acque reflue, è stata imposta al Bel Paese dalla Corte di giustizia europea.

Sul caso l’Italia era già stata condannata nel 2012 e deferita per la seconda volta dalla Commissione europea per una procedura di infrazione cominciata nel 2004.

Secondo la Corte l’inadempimento dell’Italia è durato quasi sei anni, ed è “particolarmente grave per il fatto che l’assenza o l’insufficienza di sistemi di raccolta o di trattamento delle acque reflue urbane sono idonee ad arrecare pregiudizio all’ambiente”.

La Corte “sottolinea che la messa in conformità dei sistemi di raccolta e di trattamento secondario delle acque reflue urbane di alcuni agglomerati con le disposizioni della direttiva avrebbe dovuto essere realizzata al più tardi il 31 dicembre 2000”.

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