Acqua pubblica: conferma sulla sostenibilità costituzionale della gestione pubblica

Usciamo rinfrancati dall’ultimo giorno di audizioni sulla proposta di legge per l’acqua pubblica.

In particolare, è stato confortante sentire dal costituzionalista Prof. Gaetano Azzariti la conferma di ciò che abbiamo sempre sostenuto: con il referendum il popolo italiano aveva siglato un contratto con le istituzioni, contratto che Governi e Parlamento finora non hanno rispettato.
Ora abbiamo l’occasione di rendere concreta la decisione assunta dagli italiani e non intendiamo perderla, anche perché – come ha ricordato Azzariti in commissione – la direttiva 2014/25/UE conferma la prevalenza del ruolo di coesione sociale dell’acqua rispetto alla concorrenza come la direttiva 2000/60/CE ribadisce che l’acqua non è un prodotto commerciale e deve essere trattata in modo diverso dagli altri servizi.

Il Professor Azzariti, che ringraziamo ancora per il prezioso contributo, ha anche confermato che la proposta di legge del Movimento 5 Stelle si inquadra nella previsione dell’articolo 43 della Costituzione, che prevede la possibilità di pubblicizzare servizi essenziali, fonti di energia o situazioni di monopolio di preminente interesse generale, ribadendo la natura extra commercium dell’acqua.
Dall’audizione è anche emersa la necessità che la vigilanza sul settore non resti in capo ad Arera, in quanto autorità di regolamentazione del mercato e in questo caso di un mercato anomalo, mentre l’acqua si sottrae con la nostra legge alle regole di mercato esplicando la propria natura di diritto essenziale e di monopolio naturale per la fonte e oligopolio per la gestione.

Il Prof. Azzariti ha confermato quindi che la via della ripubblicizzazione è ‘costituzionalmente sostenibile’, sottolineando la necessità da parte del Parlamento di fare scelte radicali.

Il Prof. Lobina, ricercatore dello PSISU di Greenwich, ha esposto le difficoltà avute dalle città di Parigi e Berlino durante il periodo di privatizzazione della gestione del servizio idrico integrato.

Entrambe le città hanno subito aumenti tariffari spropositati, mancanza di trasparenza e mancanza dei giusti investimenti nelle reti. Alla scadenza concessioni delle due multinazionali Suez e Veolia, Parigi ha ripreso in mano il servizio idrico, attraverso la corrispondente italiana dell’azienda speciale, abbassando le tariffe dell’8%, mantenendo una stabilità tariffaria negli anni a seguire e mantenendo alti i livelli di investimento con dati certificati dalla Corte dei Conti francese.

Berlino, dopo un referendum popolare nel 2011, ha riacquisito le quote societarie del privato e ridotto le tariffe del 17% come richiesto dall’antitrust, il regolatore tedesco.

È necessario aumentare le opportunità di scelta all’interno di modelli di gestione pubblica come fatto in Francia e non come avvenuto in Italia negli ultimi anni in cui si è puntato a vincolare gli enti locali verso modelli di privatizzazione del servizio idrico integrato.

L’azienda speciale, che è l’equivalente della scelta aziendale effettuata dalla città di Parigi, può essere un modello di efficienza che produce una riduzione delle tariffe e che attraverso un reinvestimento di tutti gli utili nel servizio idrico rende il sistema più flessibile di poter investire di volta in volta dove serve. A differenza della rigidità a cui è costretta la spa quotata dovendo rispettare la mission di fare profitti e quindi distribuire utili ai soci. Particolare situazione quella francese dove la regolazione del settore è diffusa ed operata dalle amministrazioni locali.

Il Dott. Meggiolaro della Merian Research ha evidenziato alcuni studi di ripubblicizzazione effettuati su gestori italiani. Evidenzia che ogni società a capitale misto è un caso a se stante e in questo modo va studiato e affrontato il percorso di ripubblicizzazione. Ma è possibile affermare che come previsto dalla Pdl Daga, se si prevede una transizione da società mista ad una società a totale capitale pubblico per poi giungere all’azienda speciale nei tempi giusti, non sarebbe necessario saldare nessun tipo di onere alla società uscente.
Questo dimostra che i costi previsti e non sostanziati da dati certi, annunciati ai quattro venti da utilitalia negli ultimi mesi non stanno in piedi.

A valle di quanto emerso nella mattinata, ci tengo a sottolineare che non c’è nessuna intenzione di chiudere le multiutility né di dover ricomprare le quote azionarie presenti sul mercato o in mano a soggetti privati, queste aziende hanno altri business sui quali possono continuare a concentrare i propri investimenti. Noi ci stiamo occupando di acqua e gestione del servizio idrico che può essere gestito con società di diritto pubblico!

Tutto questo ci spinge a procedere più celermente lungo la direzione intrapresa e a mettere presto a segno l’obiettivo di dare agli italiani quello che hanno chiesto ormai otto anni fa con il voto referendario.

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