Bilancio idrico nazionale e distrettuale, a che punto siamo

La siccittà che affligge i nostri corsi d’acqua e i laghi ci ricorda ancora una volta la necessità e l’urgenza di definire e rendere accessibile un bilancio idrico a livello nazionale e distrettuale. Dati che costituiscono il cuore della Direttiva Quadro sulle Acque in Italia, la Direttiva 2000/60/EC.

Abbiamo ritenuto opportuno richiedere ai Segretari Generali delle Autorità distrettuali, nonché alla competente Direzione Generale per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque del Ministero dell’Ambiente, un quadro aggiornato in materia di definizione e controllo del bilancio idrico attraverso lo stato delle conoscenze, gli esiti delle azioni già intraprese e le misure contenute nella pianificazione di settore (Piani di Gestione delle Acque).

I contributi gentilmente forniti dai Segretari Generali hanno evidenziato (nonostante le azioni di recupero avviate dal Ministero attraverso l’Action Plan come illustrato nella relazione della Direzione Generale) una disomogeneità di approccio metodologico e di soluzione alle problematiche connesse al controllo dell’equilibrio del bilancio idrico. Il bilancio, sia a livello distrettuale che su scala nazionale, non restituisce il necessario “livello minimo” su cui dovrebbe attestarsi l’intero Paese. Aquesto proposito ci auguriamo che sotto la spinta del Ministro Costa si arrivi quanto prima ad una omogeneizzazione di approccio e di strategia armonica e coordinata a livello nazionale tra le diverse autorità di distretto.

In qualità di prima firmataria del pdl AC n. 52 – che intende dare seguito agli esiti del referendum sull’acqua pubblica – mi preme evidenziare  quanto sia importante, direi quasi ineludibile per l’effettiva efficacia delle previsioni contenute nella proposta di legge citata, che siano ridotti e armonizzati i conflitti sull’uso concorrenziale della risorsa idrica anche quando le condizioni climatiche siano eccezionalmente sfavorevoli.

Al fine di attuare questo è fondamentale attuare un costante e capillare controllo dei prelievi e delle restituzioni, abbinato ad una energica azione volta a conseguire il massimo risparmio idrico in modo da arrestare il trend crescente di intensificazione dei prelievi incontrollati e dello sfruttamento delle residue risorse strategiche, per lo più sotterranee.

Ringrazio i Segretari Generali ed il Direttore Generale per i contributi forniti che ho letto con molta attenzione. Il dato che si evince da questi interessanti report (che alleghiamo qui in calce in forma completa per chi fosse interessato ad una consultazione più approfondita) è un’evidente disomogeneità metodologica e la mancanza di un efficace e reale strumento di controllo della risorsa concessa nel territorio nazionale. Alcuni esempi pregevoli, introdotte a seguito degli EU Pilot comunitari (7304/15 e 6011/14), sono il “cruscotto” dei corpi idrici del Distretto dell’Appennino Settentrionale o il catasto informatizzato dei prelievi del Distretto del Po, risultano comunque in fieri e soprattutto ancora non inclusive di tutte le necessarie informazioni.

In un contesto in cui la partecipazione pubblica sta diventando elemento fondamentale, il contributo dei portatore di interesse fattore imprescindibile e la trasparenza dei dati sempre più diffusa, sarebbe auspicabile – anche perché così ci viene chiesto dalle direttive europee – avere piena contezza dei dati attinenti alle caratteristiche dei corpi idrici. Un catasto aggiornato in cui si possa conoscere tutte le caratteristiche naturali (morfologiche, flussi, portata,) le modifiche antropiche su di essi apportate (estrazioni/prelievi, pozzi, uso agricolo, uso potabile, altro) oltre alle caratteristiche chimiche per conoscerne la qualità, il tutto georeferenziato e in opendata, uniformemente armonizzato sull’intero territorio nazionale. Queste informazioni dovrebbero essere facilmente reperibili e chiaramente illustrate sui diversi siti istituzionali delle Autorità distrettuali. 

La disponibilità del bilancio idrico costantemente aggiornato costituisce lo strumento primario per il raggiungimento gli obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici posti dalla DQA e consente anche di prevenire e gestire le sempre più frequenti crisi idriche con ricadute anche sull’approvvigionamento idropotabile.

 

Alpi orientali

Appennino settentrionale

Appennino centrale

Appennino Meridionale

 

 

 

Condividi l'articolo su: FacebooktwitterFacebooktwitter