Crisi idrica: presentata Risoluzione in Commissione

Sono mesi ormai che si parla di crisi idrica, della sofferenza delle sorgenti che riforniscono i nostri acquedotti. Un fenomeno che si sta allargando sempre più, non è più solo il sud a soffrirne.

I partiti di sempre si accorgono oggi dell’emergenza, dopo aver trattato l’acqua come una merce senza prendersene cura, con un attuale ed evidente rischio di danni anche per agricoltura e turismo.

“Chi si occupa di risorse idriche avrebbe dovuto intravedere già nei mesi invernali le premesse di un periodo di siccità, organizzando adeguate riserve d’acqua come avviene in tutti i paesi civili”. A dirlo è Adriano Mazzarella, professore di metereologia e climatologia dell’università Federico II.

La siccità è un fatto, ma il nostro obiettivo deve essere per prima cosa la riduzione delle perdite in rete e di eventuali sprechi della risorsa, questo per non andare ad intaccare sorgenti e fonti idriche da utilizzare in momenti strettamente emergenziali.  
I dati Istat presentati lo scorso 22 marzo alla Camera sono allarmanti, perché ci dicono che quasi la metà dell’acqua va persa per colpa di una tubatura obsoleta. 

Abbiamo sempre detto che l’acqua è un bene finito, che va gestito oculatamente per essere garantito anche alle generazioni future.
Siamo al punto di non ritorno, o si fanno i giusti investimenti nelle reti o il sistema collassa. Finora si è preferito tutelare l’utile di bilancio a discapito del servizio al cittadino.
Oggi si corre ai ripari, c’è chi inizia una politica di controllo delle perdite nelle reti, c’è una presa di coscienza dei danni causati ai fini dell’utile, finalmente c’è coscienza e volontà di preservare l’acqua.

Dalle pagine del Fatto Quotidiano dello scorso 5 giugno, apprendiamo che Acea Ato2 Spa farà <<un primo intervento da 28 milioni di euro sui primi 70 km di rete idrica della Capitale per provare a ridurre del 20% nel giro di un anno la dispersione d’acqua e, in questo modo contribuire a “salvare” il Lago di Bracciano. Un’operazione cui andrà necessariamente aggiunto l’incremento della captazione dall’acquedotto Peschiera-Capore, le cui sorgenti si trovano in provincia di Rieti.>> Ma questa è solo Roma.

Ho voluto scrivere una risoluzione da presentare in Commissione Ambiente alla Camera.

Con questo atto chiedo che il Governo si occupi di controllare le concessioni idriche, che il Ministero dell’Ambiente si prenda carico della tutela del territorio, che si attuino politiche di risparmio idrico, che chieda ai gestori di destinare una quota degli utili a investimento nelle reti.

Noi ci siamo, per la gestione corretta dell’Acqua Bene Comune.
#acquabenecomune

 

Di seguito gli impegni al Governo:

  • ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a promuovere, in accordo con le regioni, una revisione dei termini di eventuali concessioni siglate con i gestori del servizio idrico integrato al fine di sospendere o ridurre la captazione dai bacini idrici e di evitare danni ambientali nel rispetto delle normative dell’Unione europea;
  • ad avviare, per quanto di competenza, un tavolo di «crisi» in cui siano coinvolti i Ministeri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, e delle politiche agricole alimentari e forestali, con l’obiettivo di trovare soluzioni al progressivo depauperamento delle acque del lago di Bracciano, ma anche delle altre principali fonti di approvvigionamento idrico in tutta Italia;
  • a promuovere iniziative volte al risparmio idrico a partire dalle strutture della pubblica amministrazione;
  • a promuovere l’attivazione di misure e progetti per ampliare la capacità di depurazione delle acque reflue in modo tale che possano essere reimmesse nel lago di Bracciano e non disperse nel fiume Arrone senza essere state depurate come accade oggi;
  • ad assumere iniziative normative per rafforzare i poteri di regolazione e vigilanza dell’Aeegsi, in ordine all’operato dei gestori sulla base delle convenzioni in essere;
  • ad assumere iniziative normative per impegnare i gestori a riservare una adeguata percentuale degli utili derivanti dalla gestione del servizio idrico integrato, ante imposte, da inserire a investimento per l’anno, in interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle tubazioni di mandata dell’acqua potabile.

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