Giornata dell’acqua: guardiamo oltre il nostro giardino

Il 22 marzo è stata la Giornata mondiale dell’Acqua. Sono stati organizzati eventi sul tema e ho avuto l’occasione di portare a conoscenza dei presenti quanto sto facendo in questo periodo sugli atti presenti in Parlamento, di quanto il ddl Concorrenza (proposta di legge delega al Governo), ora al Senato, non possa essere applicato alla gestione dell’acqua in quanto monopolio naturale (e non mi dilungo perché ci sarebbe da scrivere un commento ogni giorno su ogni lettera dell’art. 6 che riguarda tutti i servizi pubblici locali: un articolo che tenta di mettere insieme servizi completamente diversi l’uno dall’altro).

Penso ci sia ancora poca coscienza sulla disponibilità di acqua, sull’evoluzione del cambiamento climatico, sulla condizione fisica delle fonti idriche in giro per il mondo e non bastano gli articoli di giornale a spiegare tutto, nemmeno gli inviti a mettere un rompigetto nei rubinetti di casa (sembra una fatica enorme, 50 centesimi e il rubinetto usa fino al 50% in meno di acqua con lo stesso rendimento). Dal fiume Colorado che alimenta 8 Stati negli USA, alle sorgenti dell’Himalaya, ai nostri fiumi e fonti idriche da Nord a Sud, il risultato è lo stesso: i livelli si sono abbassati di molto sia per l’eccessivo sfruttamento sia a causa dei cambiamenti climatici. Ovunque si cercano nuove tecnologie per non sprecare l’acqua e mantenere le produzioni agricole e industriali e per non disperdere le acque potabili. Molti centri di ricerca sono attivi nel tenere sotto controllo i livelli delle acque, studiano nuovi sistemi di contenimento, studiano cosa succede intorno e tentano previsioni a lungo termine.

Intorno al 22 marzo sono stati presentati dati statistici, ma se ne parla sempre e solo il 22 marzo oppure in estate quando si sente maggiormente la necessità dell’acqua, quando intere cittadine restano a secco. Sulla crisi idrica mi sono attivata subito già dal 2016, prima di tutto per l’apertura di un fondo nazionale nel 2017 (partito poi nel 2018/2019) dedicato alle grandi infrastrutture idriche, il PNRR dedica alle infrastrutture idriche (e Roma ne usufruirà) altri fondi come anche il Next Generation EU e i fondi europei di sviluppo e coesione 2021/2027. Sia chiaro, servirebbero 60 miliardi di investimenti per rimettere in sesto acquedotti, dighe ad uso plurimo, reti di distribuzione e depuratori (per i quali siamo in infrazione europea e anche qui ho lavorato con due diversi commissari per facilitarne l’operatività) oltre alla necessità di dearsenificatori, di nuove condotte per ovviare alla presenza dei pfas in alcune zone del Paese o comunque per sostituire tubazioni vecchie di 60 anni. Ed è necessario insistere per far partire ciò che non c’è laddove ce n’è più bisogno, affinché tutti i territori possano accedere ai fondi pubblici.

Sono anni che mi occupo di Acqua, della sua gestione, di casi singoli da risolvere e di questioni più ampie. E’ fondamentale continuare a studiare, a leggere, a raccogliere informazioni e spiegare come poter migliorare la gestione dell’acqua, come garantire l’accesso all’acqua a tutte e tutti, con ogni strumento utile in sede parlamentare, far capire a tutti i settori quale fondamentale compito hanno quando gestiscono il servizio idrico integrato. Posso dire che non basta una legge sull’acqua per risolvere tutto, tecnicamente andrebbe fatto un Testo Unico solo per questo tema che oltretutto coinvolge ben 4 Ministeri. È poi necessario il continuo e costante contatto con i territori e con tutti i soggetti che sono coinvolti nella gestione di tutti i segmenti e settori che utilizzano l’acqua: uso potabile, uso agricolo, uso industriale. Coinvolgere tutti in un unico corpo. Se parliamo di Acqua non si può guardare solo il proprio giardino, è necessario avere una visione globale e portare le migliori pratiche nel proprio Paese e che siano facilmente applicabili, per tutte e tutti. Vado avanti!

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